Fondazione Musica per Roma presenta
Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Questa musica
che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a "sponzare" le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano. Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell'Italia degli anni ‘50 e '60 e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo "sposalizio" è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo. A Calitri, in alta Irpinia, qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell'epoca aurea non priva di miseria, ha preso l'abitudine di ritrovarsi davanti alla Posta nel pomeriggio assolato. Montavano la guardia alla Posta, per controllare l'arrivo della Pensione. Quando l'assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata. Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere ad ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall'alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Per questo si sono guadagnati il nome di Banda della Posta. Il concerto è dedicato alla memoria di Rocco Briuolo, un uomo che ha fatto ogni cosa per bene, non prendendola mai sul serio. Vinicio Capossela