Progettato da Renzo Piano e gestito dalla Fondazione Musica per Roma, l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone è stato creato per dare una casa definitiva all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed è diventato in questi anni uno dei più grandi poli di cultura e spettacolo in Europa con una programmazione che spazia tra tutti i generi musicali, la danza, il teatro e anche l’arte. Questa straordinaria struttura, il più importante intervento urbanistico e culturale realizzato a Roma dagli anni Sessanta, sorge a pochi minuti dal centro storico, tra le rive del fiume Tevere, la collina del quartiere Parioli e il Villaggio Olimpico e conta con una sofisticata architettura. Il grande complesso polivalente è in grado di soddisfare le esigenze di tutti i pubblici, coniugando qualità e spettacolo, cultura e divertimento.
Per ricostruire la storia di questo luogo, bisogna risalire al 1936, quando, per riportare alla luce i resti romani del Mausoleo di Augusto, Mussolini ordinò di distruggere l’Augusteo, la splendida sala da concerti in cui dal 1908 l’Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia svolgevano la propria attività.
Dopo la distruzione dell'Augusteo il progetto di un auditorium che garantisse standard qualitativi di livello internazionale ha impegnato le varie amministrazioni capitoline che si sono succedute nel corso di diversi decenni, e personaggi di spicco come Giuseppe Sinopoli o Vittorio Emiliani si sono a lungo battuti per assicurare alla città eterna un luogo consacrato alla musica.
Nel 1993 il Comune di Roma bandisce un nuovo concorso internazionale indicando come sede del nuovo Auditorio uno spazio posto tra il villaggio Olimpico e lo stadio Flaminio. Una zona assolutamente degradata e abbandonata a pochi chilometri dal centro di Roma lungo la via Flaminia con l’obiettivo è quello di colmare una frattura nel tessuto cittadino.
Il 27 luglio 1994 viene proclamato vincitore il progetto di Renzo Piano e del Renzo Piano Building Workshop e il 15 gennaio 1995 il progetto è consegnato al Comune di Roma. I lavori vengono interrotti nel novembre per il ritrovamento dei resti di un’antica villa romana, che una volta riportate delle varianti al progetto originale, viene integrata nel complesso. Nell’inverno del 1998 si conclude la costruzione di uno dei parcheggi ma diversi problemi, legati alla funzionalità delle imprese vincitrici della prima gara d’appalto, inducono il Comune, tra il 1999 e il 2000, ad una serie di atti amministrativi che culminano nell’affidamento dei lavori a nuove e più efficienti imprese che procedono più velocemente. Intanto, nel luglio del 1999, il Comune fonda la società di gestione Musica per Roma MpR S.p.A, trasformata nel 2004 in Fondazione con compiti amministrativi, di organizzazione, di programmazione e produzione culturale.
Il 21 aprile 2002 sono inaugurate la Sala Petrassi e la Sala Sinopoli e successivamente il 21 dicembre dello stesso anno viene inaugurata la Sala Santa Cecilia. Nei primi mesi del 2003 il complesso viene ultimato e comincia ad operare a pieno regime. Dopo la scomparsa del maestro Ennio Morricone, avvenuta nel 2020, l’Auditorium viene a lui intitolato.
«La più bella avventura, per un architetto, è quella di costruire una sala per concerti. Forse è ancora più bello per un liutaio costruire un violino; ma si tratta (con tutte le differenze di dimensione e di impiego) di attività molto simili. In fondo si tratta sempre di costruire strumenti per fare musica e per ascoltare musica. È il suono che comanda, è la cassa armonica che deve saper vibrare con le sue frequenze e la sua energia. Io ho avuto l’avventura di costruire spesso per la musica: dall’Istituto per la Ricerca Acustico Musicale di Parigi con Pierre Boulez e Luciano Berio, al Prometeo con Luigi Nono, alla sala di Berlino alla Potsdamer Platz, alla sala del Lingotto di Torino, alla Sala Niccolò Paganini a Parma e ora all’Auditorium di Roma. In tutti questi progetti la musica è sempre stata al centro dell’attenzione: lavorando con gli acustici, lavorando con i musicisti. Ma l’Auditorium di Roma non è un semplice Auditorium ma una vera e propria Città della Musica; con tre sale, un anfiteatro all’aperto, delle grandi sale di prova e di registrazione. L’avventura, a Roma, si è quindi arricchita di un’importante dimensione urbana: l’Auditorium non è soltanto un impianto musicale; c’è anche una piazza, c’è Santa Cecilia, c’è gente che ci lavora, ci sono dei negozi, bar e ristoranti. Funzioni tutte che affidano a questo progetto l’importante funzione di rendere urbano questo luogo che ha bisogno di urbanità. I luoghi della cultura, d’altronde, come quelli della musica, hanno la naturale funzione di fecondare il tessuto urbano, sottrarre la città all’imbarbarimento e restituirle quella qualità straordinaria che ha sempre avuto nella storia. Strumenti musicali, quindi, immersi nel verde di un parco della Musica che scende da Villa Glori, avvolge i grandi liuti dell’Auditorium, i due gioielli dello stadio Flaminio e del Palazzetto dello Sport e si spinge fino a viale Tiziano regalando alla città di Roma un grande parco di venti ettari abitato dalla Musica»
Renzo Piano