Una produzione Fondazione Musica per Roma
Se vi fosse capitato, negli anni Sessanta, di uscire alle prime luci del mattino dal “Downbeat”, dall’ “Onyx” o dal “Famous Door”, vale a dire da uno dei jazz club più alla moda della 53esima strada, a New York City, avreste fatto certamente l’incontro più originale e indimenticabile della vostra vita. Girato l’angolo della Sesta Strada il vostro sguardo avrebbe incontrato un uomo alto e massiccio, appoggiato ad un muro o ad un lampione, con un elmo da vichingo in testa, una barba bianca liscia e folta, una lancia appuntita tra le mani e un mantello lungo fino a piedi. Se vi foste avvicinati con gentilezza forse quell’uomo vi avrebbe recitato una poesia o vi avrebbe allungato un foglio con su scritte note, parole, pensieri, versi. Quel vichingo non era il matto del quartiere: al contrario era semplicemente il più famoso, geniale, imprevedibile poeta e musicista di strada mai vissuto nella Grande Mela. Amato da Stravinskij e da Charlie Parker, Louis Thomas Hardin (1916-1999), al secolo Moondog, cieco dall’età di sedici anni, è stato inventore di suoni nuovi e di strumenti musicali “inauditi”. Philip Glass (“Ho imparato più da lui che dalla Julliard School”) ha affidato i suoi ricordi ad una videointervista “in esclusiva” per Contemporanea. La PMJO di Maurizio Giammarco lo ricorda come un appassionante compagno di strada.