Lezioni di Storia 2025/2026 – Città Mondo

09.11.25 - 12.04.26
Edizione XX

Una grande città, un avvenimento epocale. Il filo conduttore del nuovo ciclo delle Lezioni di storia saranno nove vicende - politiche e militari, sociali ed economiche – che hanno avuto luogo in altrettante "città mondo". I relatori e le relatrici che si alterneranno sul palcoscenico della Sala Sinopoli racconteranno – a partire dall’anno in cui si sono svolti i fatti – la città di quell’epoca, con la sua ricchezza e la sua complessità urbanistica e culturale. Un lungo viaggio nel tempo e nello spazio, dall’antichità a oggi, a varie latitudini e longitudini.

PROGRAMMA

Da piccola città, Olimpia diventa ‘mondo’ molto presto grazie alle Olimpiadi, meta agognata da spettatori e da atleti, consapevoli, gli uni e gli altri, che la città ospita la più illustre e importante tra tutte le manifestazioni atletiche del loro tempo. Ma se nell’antichità il mondo aveva confini ristretti – la Grecia prima, Roma poi – sul finire dell’’Ottocento Pierre de Coubertin trasforma le Olimpiadi in un fenomeno globale. Mettere le une accanto alle altre le Olimpiadi antiche e moderne permette di confrontare due modelli sportivi e, quel che più importa, etici, tra loro inconciliabili.

«Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio [9 d.C.], portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il senato decretò che si dovesse consacrare un’ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio». Nelle Res Gestae, il resoconto delle sue imprese civili e militari, Augusto ricordò con queste parole il tema che più caratterizzò, nella percezione dei contemporanei e dei posteri, l’epoca che da lui prese il nome. Celebrato per le vittorie nelle guerre civili e in quelle esterne, egli fu celebrato soprattutto come il pacificatore universale che aveva dato tranquillità e benessere all’ecumene.

La caduta e la distruzione di Gerusalemme, capitale del regno di Giuda, nella guerra contro i romani nel 70 d.C. è uno di quegli eventi chiave della storia. Una guerra nata per l’Impero romano come una guerra marginale, in una lontana ed ininfluente provincia, si è così trasformata in un evento pesantissimo per i giudei, sparsi nella diaspora e costretti a mutare le modalità stesse del loro culto, ma anche per i romani e per l’Occidente tutto, che la scomparsa del piccolo regno di Giuda mutò in profondità e nel lunghissimo periodo.

6 luglio 969: il generale Jawhar traccia le mura della nuova capitale fatimide e la battezza al-Qāhira, “la Vittoriosa”: più che un nome, è tutto un programma. A nord di Fustat, fra il Nilo e le rotte del Mar Rosso, la città diventa formidabile polo di attrazione per merci, denaro e idee. Qui si incrociano carovane e navi, botteghe e scuole come l’al-Azhar: un hub che collegò e collega Africa e Asia al Mediterraneo, accendendo un’economia urbana brillante e un laboratorio culturale cosmopolita.

Costantinopoli cadeva in mano ottomana nel maggio del 1453. Finiva la storia secolare e grandiosa di una grande capitale e cominciava il tempo di quella città che un giorno sarebbe stata chiamata Istanbul. Il racconto di quei giorni attraverso le tracce delle mura, dei palazzi e delle strade è un modo per raccontare anche la storia millenaria di una delle più importanti città del mondo.

All’inizio del Novecento, Parigi è una metropoli in fermento: l’Esposizione Universale ne ridisegna il volto, le soffitte di Montmartre accolgono giovani artisti squattrinati, i caffè di Montparnasse brulicano di lingue e culture diverse, le gallerie d’arte lanciano nuove avanguardie. Nelle strade della città, si intrecciano le vite di Picasso, Matisse, Modigliani, Chagall, Brâncuși, poeti come Max Jacob, Apollinaire, Cocteau, figure meno celebrate ma decisive come Fernande Olivier, Berthe Weill e Jeanne Hébuterne. Tra entusiasmi e rivalità, passioni e tradimenti, prende forma una stagione irripetibile che trasforma Parigi nella capitale mondiale dell’arte.

Nel Maestro e Margherita Michail Bulgakov immagina che il diavolo venga in visita a Mosca, curioso di vedere come sono cambiati i moscoviti dopo la Rivoluzione. Nel novembre 1941, il diavolo stava davvero per arrivare: Hitler aveva scatenato l’Operazione Barbarossa, e la Wehrmacht era alla periferia di Mosca. Nella città in stato d’assedio, Stalin fece tenere egualmente, il 7 novembre, la parata per l’anniversario della Rivoluzione; pochi giorni dopo l’inverno più freddo del XX secolo e i rinforzi provenienti dalla Siberia permisero di respingere i tedeschi e salvare la capitale. Si accresceva così nella memoria russa quella sacralità di Mosca che ne fa una città-mondo per tutto l’immenso continente che dall’Ucraina arriva al Mar del Giappone.

“Punto di svolta per il mondo”: così studiosi e testimoni la descrissero. La rivoluzione del 1979 fu sognata e desiderata da generazioni di militanti che aspiravano a fondare un mondo nuovo e di giustizia. Nel giro di pochi mesi, però, Teheran si trasformò dalla capitale politica ideale per gruppi e collettivi di ogni genere al centro di un governo autoritario, in una spirale di chiusura e repressione. Con conseguenze rilevanti per la politica mondiale.

Nel cuore della globalizzazione, i masters of the universe della finanza trasformano l’ottimismo dei mercati in esposizione a rischi enormi per incassare profitti giganteschi. Ma nel 2008 Wall Street crolla in seguito al fallimento di Lehman Brothers. Il governo salva la grande finanza per evitare guai peggiori mentre per milioni di americani è la rovina: fine della fiducia negli esperti, è l’alba del populismo. Se un po’ di banchieri fossero stati sbattuti in galera, scriverà il “Financial Times”, non avremmo avuto Trump.

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