Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Fondazione Musica per Roma presentano
Opera in forma scenica
Opera giovanile di Rossini, e già capolavoro grande o piccolo che sia, Il Signor Bruschino (ossia Il Figlio per azzardo) inaugura la stagione estiva del teatro musicale da Camera nella Sala Petrassi, prodotta dall’Accademia di Santa Cecilia e da Musica per Roma. Il Signor Bruschino occupa un posto di rilievo non solo nella Storia del teatro musicale, ma nella Storia della Musica in generale, non foss’altro perché la deliziosa ed eseguitissima ouverture contiene un esempio, un secolo e mezzo in anticipo su tutte le più azzardate avanguardie del
‘900, di musica “concreta”, vale a dire suoni molto vicini al “rumore”: gli archi sono infatti chiamati in partitura a percuotere ritmicamente i propri leggii con l’archetto, con uno di quegli effetti stupefacenti di cui è prodiga l’intera produzione rossiniana. Si tratta dell’ultima di quattro farse in un atto che un Rossini poco più che ventenne compose per La Fenice di Venezia (la prima della serie è La cambiale di matrimonio), dove a cavallo tra 18° e 19° secolo questo genere era assai popolare. Non più di otto ruoli cantati, tra i quali la consueta coppia amorosa (nel Bruschino Florville, tenore e Sofia, soprano), tre personaggi comici (lo stesso Bruschino, Gaudenzio e Filiberto, tutti e tre bassi) e altri tre ruoli minori (Bruschino junior, un Sergente di Polizia – entrambi tenori – e Marianna, l’immancabile servetta, soprano). In realtà Bruschino junior altri non è che Florville, costretto a fingere di essere figlio del Signor Bruschino pur di riuscire a sposare Sofia, altrimenti promessa dal padre Gaudenzio al vero Signor Bruschino. Gli ingredienti della farsa ci sono tutti, e garantito è l’effetto spettacolare dell’intreccio raccontato dalla prodigiosa e pirotecnica inventiva musicale di Rossini. Non va dimenticato il “tic”, ovvero quell’idea fissa che caratterizzava questo genere musicale e che fungeva da gancio per sedurre il ridanciano pubblico veneziano dell’epoca, che in questo caso è il celebre “Uh, che caldo!” pronunciato da Bruschino, di grande attualità in questo giugno che si annuncia torrido...
L’allestimento scenico dell’opera è affidato alla sottile e raffinata fantasia di Daniele Abbado, mentre sul podio c’è il giovane Carlo Rizzari (l’accento è sulla prima i). In scena tre fuoriclasse rossiniani, Bruno De Simone,Lorenzo Regazzo e Giovanna Donadini, tutti gli altri sono i giovani formatisi all’Opera Studio dell’Accademia di Santa Cecilia, alcuni già avviati a carriere brillanti, altri freschi freschi di diploma.
Accademia Nazionale di Santa Cecilia