Lectio Magistralis di John McNeill/Piero Bevilacqua

Martedì 15 Gennaio 2008
h. 16:00
Lectio Magistralis di John McNeill/Piero Bevilacqua

Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Codice. Idee per la cultura, presenta

John McNeill
Qualcosa di nuovo sotto il sole.
Storia ambientale del pianeta nell'ultimo secolo

Contrapponendosi alle parole che condensavano l'antica saggezza dell'Ecclesiaste, McNeill sostiene la radicale portata dei cambiamenti che l'uomo del secolo scorso ha introdotto nel mondo fisico. Inconsapevolmente il genere umano ha sottoposto la Terra a un esperimento non controllato di dimensioni gigantesche. Col passare del tempo, questo si rivelerà l'aspetto più importante della storia del XX secolo: più della Seconda Guerra Mondiale, dell'avvento del comunismo, dell'alfabetizzazione di massa, della diffusione della democrazia, della progressiva emancipazione delle donne. Fondando la sua ricerca su una ricchissima documentazione, McNeill propone un'originale storia delle relazioni tra uomo e ambiente. Dalle foreste indonesiane all'aria di Londra, dalla caccia alle balene alle trasformazioni del clima, le nuove condizioni della Terra sono spesso la conseguenza non calcolata dei nostri modelli sociali, politici, economici e culturali. I sistemi che mantengono in vita il pianeta non potranno perciò più essere considerati come un semplice sfondo per le vicende umane: l'integrazione tra storia ed ecologia è una esigenza pressante per il futuro.

Piero Bevilacqua
L’ambiente e le scienze.
Quel che spetta al Novecento

Nel corso del Novecento, nel vasto campo del sapere scientifico, si verificano almeno due grandi trasformazioni che hanno ricadute decisive sull’ambiente naturale e sui suoi equilibri. La prima riguarda l’evoluzione di un meccanismo interno allo stesso sapere scientifico: mano a mano che potenza investigativa ed esattezza accrescono le possibilità conoscitive della scienza, essa tende a perdere la sua unità, si frantuma in discipline sempre più separate e fra loro non comunicanti. La scienza diventa sempre meno portatrice di pensiero generale, di “visioni del mondo”, e appare sempre più curvata verso il lato strumentale del suo operare. Come dirà Heidegger nel 1929, essa tende a diventare “una modalità della tecnica”. L’altra trasformazione è la sussunzione della scienza dentro la macchina economica capitalistica. La potenza manipolativa conseguita dalla scienza – o meglio, dalla sempre più rapida utilizzazione tecnologica delle sue scoperte – dà alle attività produttive delle società industriali una capacità senza precedenti di alterazione del mondo vivente. L’evoluzione generale del pianeta viene ormai incorporata nella macchina della produzione, diventando parte della storia delle società umane. Oggi, la possibilità futura di salvare la vita sulla Terra è affidata all’unificazione delle scienze. Tutti i processi umani andranno riconsiderati all’interno degli equilibri complessi e delicati del vivente. Una nuova scienza della natura dovrà ispirare la condotta degli individui, delle imprese, degli Stati. Si comprende bene dunque, la complessità del compito. Perché la scienza non è un sapere astratto, che vive nell’empireo. E’ un potere incorporato in altri poteri: dei grandi gruppi economici, degli apparati militari, dei governi e delle nazioni. Esso è inseparabile, parte costitutiva delle gerarchie dominanti del mondo di oggi. Perciò il compito che sta davanti a noi non è semplicemente culturale. E’ un compito politico di prima grandezza. Ridare all’azione umana, negli anni a venire, la consapevolezza che oggi è propria delle scienze ecologiche costituisce un nuovo orizzonte della lotta politica e della iniziativa democratica.