Una produzione Fondazione Musica per Roma
Il passato, la memoria di posti, persone, cose di un altro tempo, sono stati da sempre la linfa del modo di fare canzone e letteratura di Francesco Guccini, un poeta amato e cantato da tre generazioni di italiani. Dai giorni lontani di Pàvana, la piccola patria in cui il Guccini ragazzino visse i primi anni della sua vita, al ricordo del prozio Amerigo che cerca di fuggire la povertà e la fame andando incontro al sogno americano. Le piccole cose che sono state a volte il centro del mondo di un adolescente, poi di un adulto che guarda il mondo e dice la sua, riempiono un lungo amarcord fatto di osterie fuori porta, di sigarette fumate al cinema e, più vicino, delle linguette delle lattine e del telefono col duplex. Ecco il raffinato lessicografo della lingua e del mondo contadino tosco-emiliano applicarsi con ironia e poesia a piccoli oggetti che hanno accompagnato un pezzo della vita di Guccini e di tanti italiani. Nasce cosi una playlist del passato, un dizionario mandato a memoria dall’autore di “Salomone pirata pasticcione” e dell’aiutante Manodifata (un mitico carosello firmato Guccini per una famosa amarena della vecchia tivù in bianco e nero), l’arrabbiato cantore di L’avvellenata, Dio è morto, Per un’amica, l’inventore del montanaro maresciallo forestale, Benedetto Santoro. Chissà se fra i memorabilia di Guccini figurerà pure quel vecchio Lp
del marzo 1967 intitolato Folk beat n.1, con cui tutto cominciò.