Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Bienal de Flamenco de Sevilla presenta
¡CANTE!
È in arrivo per la prima volta a Roma, all’Auditorium Parco della Musica per il Festival ¡FLAMENCO!, El Pele, “un animale flamenco allo stato naturale, vitale e anarchico come ogni buon gitano”, insieme a Enrique Morente, il cantaor preferito degli appassionati più intransigenti.
El Pele ha portato la sua arte su tutti i palchi del mondo, orgoglioso di essere e cantare flamenco, sempre aperto a tutti gli incontri ma difensore della purezza jonda racchiusa nella tradizione di un canto che è patrimonio dell’Andalusia e dell’umanità. Il suo istinto musicale, la sua preparazione artistica e il suo temperamento di ricercatore sempre interessato alle nuove forme e ai nuovi mezzi espressivi e allo stesso tempo mai lontano dalle radici più pure del flamenco, lo hanno condotto a condividere i palchi più importanti del pianeta con musicisti di levatura internazionale.
Seguire le orme artistiche del Pele vuol dire scoprire una ragguardevole carriera, colma di successi e riconoscimenti, ben oltre il semplice trionfo in un festival o la conquista di un seguito di ammiratori in un qualsiasi gruppo di appassionati di flamenco. El Pele nasce a Córdoba nel gennaio del 1954 da una famiglia gitana. I genitori gli trasmettono i primi impulsi flamenchi, i semi di ciò che sboccerà nel cuore gitano e musicale di un personaggio di estremo rilievo per la storia del flamenco e per il suo futuro nel nuovo millennio. Fin da piccolo cerca nelle feste e nei tablaos gli scenari giusti per dimostrare le sue capacità e portare qualche soldo a casa. A battezzarlo con il nome che ha ormai un posto d’onore nel libro del flamenco è stato El Cordobés, il re in quegli anni delle corride e delle fiestas. A soli quindici anni ottiene a Cabra (nel 1969) il premio “Cayetano Muriel” grazie al quale inizia a farsi strada come rivelazione nel panorama flamenco dell’epoca. L’anno successivo ottiene a Montalbán il “Melón de Oro” e così – tra concerti, feste, tablaos e concorsi per giovani talenti – giunge fino al Concorso nazionale d’arte flamenca di Córdoba in cui si vede consegnare niente di meno che il trofeo nazionale “La Serneta” per la soleá e il “Pastora Pavón” per le bulerías.
Un giorno d’estate del 1990 il geniale David Bowie sentì un suo disco. Restò tanto colpito da quell’ascolto che decise di far aprire dall’artista di Córdoba i suoi concerti di Madrid e Barcellona. Prima ancora era toccato a Prince restare conquistato dalla jonda arte gitana del Pele. Le musiche del mondo trovano nel flamenco freschezza e purezza, mentre quest’ultimo ottiene in cambio un ampliamento dei propri orizzonti, nuove tecniche, nuove proposte espressive da condividere.
El Pele ha partecipato al VII Festival Internazionale di musica etnica di Coimbra, nel 1994 ha trionfato insieme a Paco de Lucía, Enrique Morente, Vicente Amigo e altri importanti artisti flamenchi nel Palau de la Música di Valencia, mentre a Montreux (Svizzera) ha ottenuto uno strepitoso successo con Manolo Sanlúcar, Camarón, Lole e Manuel. In quell’occasione, durante l’esibizione del Pele, il musicista Quincy Jones – manager niente po’ po’ di meno che di B.B. King e padrino del festival jazz della cittadina elvetica sulle sponde del lago Lemano – ha confessato a Manolo Bohórquez: “Il flamenco non ha niente da invidiare a nessuna musica del mondo, al contrario. È così completo da non aver bisogno delle influenze estranee di altre culture”.
La carriera del Pele è caratterizzata dalla sua instancabile ricerca di nuovi orizzonti a partire dalle radici più pure, dalla sua eterna esigenza di conoscere e ricreare alla propria maniera; la sua vocazione lo ha condotto a essere considerato un innovatore misurato e rispettoso delle proprie origini. Nel suo curriculum esistono chiari esempi di questo atteggiamento. L’incontro con il chitarrista Vicente Amigo ha causato nel Pele una rivoluzione interiore e favorito la nascita di una pietra miliare della discografia flamenca, Poeta de esquinas blandas, che comprende brani ormai divenuti degli inni come lo è stato a suo tempo Vengo del Moro.
Nel 1998 pubblica il disco “La fuente de lo jondo” con Vicente Amigo e Isidro Sanlúcar. Il suo ultimo lavoro è Canto (BMG, 2003) in cui è di nuovo accompagnato e prodotto da Vicente Amigo.