Vivere di Cultura

Venerdì 24 Giugno 2011
h. 10:00
Vivere di Cultura

Con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

Promosso da Consorzio BAICR Sistema Cultura; ideazione e consulenza scientifica Peppino Ortoleva

Con il sostegno di :
Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Camera di Commercio di Roma,
CNA - Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Assorestauro, Fondazione Unipolis,

Con l’adesione di :
AIB - Associazione Italiana Biblioteche
ANAI Associazione Nazionale Archivistica Italiana Federculture
AICI - Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane
AIE - Associazione Italiana Editori
ALI - Associazione Librai Italiani
AEC - Associazione per l’Economia della Cultura
CRIC - Coordinamento Riviste Italiane di Cultura
FEDERCULTURE

Lo sviluppo e il declino di una nazione – dicevano gli economisti di un tempo – dipendono dalla ricchezza che è in grado di creare e riprodurre; ma una parte essenziale di questa ricchezza – dicono gli economisti di oggi – è fatta di capitale sociale e di capitale umano, ovvero di persone e di cultura, intesa in senso lato come patrimonio di conoscenze, saperi, competenze, abilità, che le generazioni si sono trasmesse l’un l’altra nel corso della storia. Il lavoro culturale rappresenta in Italia l’attività concreta di centinaia di migliaia di persone, moltissimi giovani, che intorno ad esso costruiscono non solo sogni e idee, speranze e illusioni, ma la propria autonomia economica e il proprio progetto di vita ideando percorsi professionali e di ricerca spesso originali.
«Siamo nani sulle spalle di giganti», recita una vecchia massima, che appare tanto più vera nell’epoca della competizione globale, segnata tra l’altro dalla continua innovazione delle forme e dei contenuti della comunicazione. Di fronte alle sfide complesse della contemporaneità risulterà decisiva la capacità di integrare capitale tecnologico e capitale umano, scienza e cultura, di valorizzare congiuntamente beni materiali e immateriali.
La cultura è parte integrante della dimensione umana, in tutti i tempi e in tutti i luoghi; lascia tracce, a volte imponenti a volte minute, nella storia dei popoli e degli individui. Queste tracce vengono scovate, raccolte, conservate, difese, trasmesse, ricostruite, restaurate, riprodotte, digitalizzate, rielaborate, valorizzate, esposte, studiate, insegnate, pubblicate, filmate, recitate, cantate, vissute attraverso il lavoro culturale.

Vivere di cultura, ovvero lavorare con le idee, le immagini, i tanti linguaggi oggi esistenti, per
fare circolare la conoscenza e per produrne di nuova. Ma che cosa significa realmente vivere di cultura? Quante persone ci sono dietro un libro? Quante grandi e piccole imprese dietro la gestione di un museo o la realizzazione di un film? E per organizzare un evento culturale quante diverse figure professionali vengono coinvolte?
Chi promuove il lavoro culturale? Istituzioni pubbliche e private, scuole e università, associazioni, centri di formazione e ricerca, imprese e persone che con la loro missione hanno determinato lo sviluppo di una grande industria culturale. Vivere di cultura è un’impresa ricca di suggestioni, ma che si rivela sempre più rischiosa, per l’instabilità della condizione sociale che implica. Quali problemi deve affrontare, dunque, chi lavora quotidianamente in questo settore? I costi d’azienda, la mancanza di tutele e di ammortizzatori sociali, il venir meno del sostegno pubblico, la difficoltà di monetizzare e di far percepire il proprio lavoro ‘immateriale’, così come la trasformazione della figura e delle funzioni dell’intellettuale nell’epoca di Wikipedia e del file sharing sono soltanto alcuni dei temi con i quali chi vive di cultura e per la cultura ogni giorno deve confrontarsi.

LE GIORNATE DEL LAVORO CULTURALE
Le fabbriche sono progressivamente sostituite da comunità creative, la cui materia prima è la capacità di immaginare, creare e innovare Libro Verde Unione Europea 2010.
Le Giornate del lavoro culturale sono un grande evento di due giorni interamente dedicati all’industria culturale, uno dei settori di maggiore rilevanza dell'economia italiana, ma più a rischio nelle situazioni di crisi.
Le Giornate del lavoro culturale rappresentano un appuntamento nuovo, nel tema e nel taglio, in cui attori pubblici e privati si confronteranno per raccontare il loro lavoro, metterne a fuoco i punti critici, individuare strategie comuni e discutere sui possibili modelli di business dell’industria culturale contemporanea. Un momento di riflessione condivisa e di spettacolo, un punto d'incontro tra soggetti di diversa provenienza e le istituzioni che agiscono nella realtà culturale.

Diversi sono gli obiettivi delle Giornate.
Diversi i pubblici cui sono rivolte. Richiamare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica su un aspetto e un settore essenziali, in particolare per le giovani generazioni, della vita lavorativa ed economica e su un insieme di attività che condizionano l’intera vita intellettuale del Paese. Costruire momenti di confronto e cooperazione in funzione della crescita qualitativa ed economica del settore stesso. Collegare la riflessione sulle tendenze di tutte le attività professionali e produttive legate a settori come l’editoria, la formazione, la ricerca e l’audiovisivo con la riflessione sulle politiche delle istituzioni culturali e sullo stato e sulle prospettive della sfera pubblica del nostro Paese.

Vivere di cultura è il tema della prima edizione delle Giornate del lavoro culturale che si svolgerà a Roma il 24 e il 25 giugno 2011 presso l’Auditorium - Parco della Musica. L’evento sarà dedicato a una ricognizione della vita culturale italiana nel suo insieme, mettendo per la prima volta in connessione la produzione immateriale di idee con gli aspetti economici, i meccanismi organizzativi e il potenziale culturale del nostro Paese. Uno sguardo particolare sarà rivolto alla “convergenza”, da un lato delle diverse filiere dell’industria culturale, prima estremamente settorializzate, dall’altro dei vari media e dei diversi linguaggi: un fenomeno che negli ultimi anni sta riconfigurando le dinamiche di produzione e di consumo culturale.
L’evento si rivolge a tutti coloro che vivono di cultura, che lavorano nelle università, nelle scuole, nelle biblioteche, nei musei, negli archivi, nell’editoria, nel mondo della musica, del teatro, del cinema e così via. Ma anche alle tante persone che nei musei, nei cinema, nelle librerie, nei teatri, ai concerti ogni anno si riversano e che, pur non lavorando direttamente in ambito culturale, di questo settore costituiscono la linfa. A chi vive di cultura è dedicata una ricca serie di iniziative volte a mostrare il lavoro ‘invisibile’ di studio, organizzazione, comunicazione, promozione che ogni prodotto culturale, seppure minimo, comporta.

Le Giornate del lavoro culturale sono, dunque, un’occasione per conoscere le esperienze concrete di chi vive di cultura. Assistiamo di continuo al cambiamento delle figure professionali interessate, che si trasformano, mutano, divengono flessibili. La trasformazione investe le cifre di scrittura, i linguaggi, le modalità di diffusione dei contenuti, per adeguarli alle tecnologie emergenti in un processo vorticoso che risponde alle esigenze di costante aggiornamento che il mercato richiede. Mutano quindi gli scenari del mondo produttivo della cultura, delle filiere dell’industria culturale. In questa mutazione sono coinvolti i rapporti di forza tra le stesse tipologie di prodotti inerenti i contenuti culturali e, di conseguenza, tra gli attori del lavoro culturale che si inseriscono nel cambiamento, su uno spartiacque, ormai obbligato, di incessante riorganizzazione dell’esperienza e delle conoscenze umane.

Questo è stato il motto, la regola, la vocazione di generazioni di lavoratori culturali.
Creatività e costanza, intelligenza e metodo, questi sono gli ingredienti necessari. Di righe, il lavoratore culturale ne scrive oggi certo più di una al giorno; ma non sempre riesce a scorgere il senso profondo del suo operare e a collocare il suo itinerario professionale dentro confini certi. Le sue scritture e riscritture, le sue pratiche teoriche, le sue concrete produzioni immateriali, vanno dunque a loro volta iscritte in nuove mappe concettuali e normative. Le Giornate del lavoro culturale vogliono contribuire a definire orizzonti, punti cardinali, prospettive di un’attività secolare, che già aveva attraversato la feconda esplosione della industria culturale e ora appare vivere una fase magmatica da cui, progressivamente, emergono nuove forme. Non tutto è già scritto. Nella pagina bianca del nostro futuro c'è spazio anche per sogni diversi.