Una produzione Fondazione Musica per Roma
L’ultima parola della sua terza edizione Libri Come la lascia ad uno dei più importanti pensatori contemporanei, ad un intellettuale che ha attraversato, e contaminato, la linguistica, la filosofia, la teoria letteraria, la storia della cultura, della psicoanalisi e della sociologia. Tzvetan Todorov racconta spesso che quando ventiquattrenne arrivo in Occidente, a Parigi, dalla Bulgaria comunista si nascondeva dietro la linguistica, non si sentiva ancora pronto ad affrontare un’analisi della storia del Novecento, totalitarismi e democrazie, passato e presente lo mettevano in una situazione di stallo. Poi le cose cambiarono, fortunatamente, è Todorov cominciò l’esplorazione dell’”altro” partendo dall’incontro fra l’Europa e l’America. Più avanti individuo e collettività sarebbero stati i concetti per affrontare il discorso del “secolo tragico”, come Todorov chiama il Novecento, il dualismo per indagare la reazione di alcuni singoli di fronte all’estremo: i lager e i gulag. La tentazione del bene, dice questo pensatore, che fu propria dei sistemi totalitari è fatale a volte anche alla democrazia, vedi la guerra umanitaria, ecco perché il suo pensiero è importante per scrutare, al di là della cronaca di questo primo decennio del nuovo millennio, quali rischi può correre proprio la democrazia. Ralph Dahrendorf pochi anni fa si chiedeva come sarebbe finita la democrazia sopraffatta dalla globalizzazione economica (oggi poi è ancor peggio col dominio della finanza) e dal marketing politico. Todorov prova a rispondere alla sua maniera, con un’analisi che è prima di tutto culturale più che politica.