Musica per Roma
Un giovane scrittore confessa la risacca in cui il suo talento letterario pare essersi irrimediabilmente incagliato. Il passaggio dall’essere “in tutto coinvolto profondamente” a uno “scoramento e debolezza” che all’artista non riesce di alleviare con nessuna contromisura. L’afasia spirituale, l’apatia morale, l’insofferenza alle conversazioni umane; e per contro la sensazione dirompente, liberatoria di una “infinita rispondenza della natura”. Un apologo sull’insensatezza dello scrivere, sulla crisi di un’intelligenza che, proprio come potrebbe accadere oggi, sente, soltanto nel riappropriarsi della dimensione del cuore, quale sarebbe la strada verso una (irraggiungibile) salvezza, verso una creatività davvero piena. Quella sana e impossibile aspirazione a fondere saldamente insieme talento e significato, espressione di sé e responsabile intervenire nel mondo.