The Freexielanders è una parola composta dall’unione tra free e (d)iexieland: la vocazione di una musica ben radicata nel «buon vecchio jazz», ma influenzata dagli stimoli sonori della contemporaneità.
Un pacco di partiture americane per piccola orchestra fu acquistato molti anni fa, non è dato sapere quanti, in un mercato delle pulci di una capitale europea. Hanno dormito profondamente insieme ad altri libri per tutto questo tempo. Le musiche non sono particolarmente conosciute e anche gli autori non ci dicono molto. La scorsa estate queste musiche si sono risvegliate e hanno chiesto di essere tirate fuori dal letargo per apparire in tutto il loro splendore, chissà perché!? forse sono musiche scritte e arrangiate negli anni ’30 ed oggi nel pieno di una crisi economica, che a detta di molti ricorda quella del ’29, hanno trovato un richiamo irresistibile. Certamente la convivenza con gli altri libri le ha influenzate profondamente, da parte nostra noi suonatori le interpretiamo al nostro meglio!