All’inizio del V secolo i decreti di Teodosio avevano reso il cristianesimo religione di stato e vietato i culti pagani in Egitto. Una guerra civile e religiosa accompagnò il trapasso e la trasformazione dei poteri nella megalopoli di Alessandria. Una partita a tre si disputava tra l’antica élite pagana, stretta alla rappresentanza del governo imperiale, i dirigenti cristiani che volevano soppiantarla e la ricca e influente comunità degli ebrei, già lobby dominante prima dei cristiani, ora gruppo di pressione rivale. Nella lotta economica contro gli ebrei e nell’obiettivo di “erodere e condizionare il potere dello stato oltre ogni limite mai concesso alla sfera sacerdotale” il vescovo Cirillo era sostenuto dai monaci scesi in massa dal deserto di Nitria. Furono costoro a massacrare sadicamente Ipazia, l’eminente filosofa platonica che appoggiava il prefetto augustale Oreste nella tutela della laicità dello stato e che poco prima di venire assassinata aveva difeso la comunità ebraica dal devastante pogrom ordinato dal vescovo.