Fondazione Musica per Roma presenta
VIII edizione
È dedicata alla celebrazione dei 70 anni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo l’ottava edizione di “Si canta Maggio” all’Auditorium. La mattina nei giardini pensili del Parco della Musica avrà luogo la mostra mercato di prodotti enogastronomici a cura della Coldiretti con degustazione di fave, pecorino e vino bianco. La festa sarà animata dai solisti del Coro Gabriel di Tempio Pausania, straordinari interpreti dell’antico stile polifonico gallurese. Alle ore 18 in sala Sinopoli “O bella ciao”, grande concerto dedicato ai canti popolari dal Risorgimento alla Resistenza. Durante la Resistenza gli italiani riconobbero se stessi nell'orrore dell’occupazione e nella fiera umanità della guerra partigiana. In quegli anni, per la prima volta nella storia italiana, si mescolarono classi sociali, storie e sensibilità, dialetti nel desiderio di costruire un Paese libero e democratico. “Dalle belle città date al nemico fuggimmo un dì su per l’aride montagne”, così racconta uno dei canti più belli di quegli anni, sottolineando la centralità dell’incontro delle masse popolari; una miccia accesa che, partendo dai centri urbani, in breve infiammò tutto il territorio nazionale. In quella stagione finalmente si formò quella coscienza nazionale tanto sospirata già a partire dalla fine del ‘700 con le esperienze delle repubbliche giacobine, un processo che attraversò tutto il Risorgimento, fino alla Prima guerra mondiale. Lo spettacolo “O bella ciao” chiude il ciclo dedicato alla storia del canto sociale italiano che Sparagna ha realizzato con la produzione di progetti originali dedicati, il primo, ai 150 anni dell’Unità nazionale (Oh Italia mia) e il secondo ai canti della Prima guerra mondiale (Le trincee del cuore). Dall’esperienza della guerra partigiana gli italiani impararono la disumanità della guerra, la crisi della cosiddetta modernità e la forza della pietà e della fraternità più sincera. A 70 anni dalla Liberazione, “O bella ciao” racconta i movimenti della mente e del cuore di quegli uomini semplici che cercarono conforto alla disumanità della guerra attraverso la voce e la forza della poesia cantata.