Fondazione Musica per Roma presenta
Promosso dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali
Se, nel discorso comune, diciamo “arte”, forse ancora, in qualche modo, ci intendiamo. Ma comprendere davvero qualcosa dell’arte, della sua funzione nelle nostre vite, del suo rapporto con la realtà, non è affatto facile. La fatidica domanda: ”ma è ancora arte, questa?”, pronunciata o meno, è sempre sulle bocche di molti. Tradizionalmente, i limiti dell’arte erano i limiti della rappresentazione mimetica della realtà: l’arte era imitazione. Perché si potesse parlare di imitazione, c’era però bisogno di una chiara distinzione tra arte e realtà, tra ciò che imita e ciò che è imitato. Con il Novecento, però, questo modello ha cominciato a mostrare la sua inadeguatezza: la realtà entrava nell’arte (come nei collage) o veniva senz’altro promossa ad arte (come nei readymade di Duchamp), tanto che due prodotti, benché indistinguibili, potevano essere uno “arte” e l’altro “non arte”. Oggi assistiamo a un’estremizzazione ancora più inquietante di questa cancellazione di confini: talvolta è la realtà stessa, nei suoi aspetti più “abietti”, disgustosi, o semplicemente banali che viene esposta direttamente, mirando alla cancellazione di ogni residua prospettiva simbolica. In questa tavola rotonda, tre filosofi, un artista e uno psicoanalista mettono a confronto le loro competenze ed esperienze per provare a vederci un po’ più chiaro.