Fondazione Musica per Roma presenta
Forte di una tradizione musicale ricchissima e di lunga data, Napoli ha storicamente giocato un ruolo di primissimo piano nella codificazione della moderna forma della canzone, al pari delle tradizioni francesi, brasiliane o anglosassoni. Nel suo vastissimo repertorio, antico o recente, non è difficile scoprire qualche classico brano adatto anche a una possibile trasposizione jazzistica. Ma questo progetto originale della PMJO vuole evitare il facile gioco delle parti, proporre rinfrescate ma in verità logore immagini da cartolina. Quella che qui interessa è la Napoli crocevia di razze e culture, il porto franco sul mediterraneo, lo spettacolare laboratorio naturale di realtà umane e sociali uniche ed irripetibili, e l'incredibile capacità di questa città di riuscire a rinnovarsi nella tradizione. A cantare questa ennesima possibile Napoli alternativa, ma stavolta col suono possente di una big band, è una delle figure protagoniste dell'attuale scena partenopea ma non solo: Raiz.
All’anagrafe risulta come Gennaro Della Volpe. Alle cronache musicali s’è presentato come Rais, Raiss, Raiz. Uomo dai mille nomi e dalle mille collaborazioni, ma soprattutto voce caliente della Napoli affermatasi all’inizio degli anni Novanta, quando esplodeva la Tangentopoli locale e, tra club del centro storico e centri sociali, esplodeva soprattutto una nuova scena di talenti musicali capaci di coniugare tradizione e modernità, Partenope e il resto del mondo. Fin dall’esordio, nel 1992, gli Almamegretta rappresentano the next big thing dell’italian wave, il punto di riferimento per il suono di un decennio. Reggae e funky esplodono nell’ugola carnale di Gennaro e scoprono le proprie origini partenopee, tra una tammurriata e un canto a fronna. Con gli Alma Raiz raccoglie recensioni entusiastiche, registra album-capolavori, infiamma le notti, scopre quant’è difficile lavorare per una piccola etichetta indipendente come per una major. Ma la sua curiosità e il bisogno di crescere lo portano spesso ad andare "oltre" la band: la sua voce incontra i Massive Attack, Pino Daniele, i Letfield, gli Orchestral World Groove di Gaudì, gli Asian Dub Foundation, Mauro Pagani, dà vita al progetto Ashes con Bill Laswell ed Eraldo Bernocchi, si fa sentire nel "Tangerine cafè" di Luigi Cinque come nell’esperimento sulla taranta salentina di Stewart Copeland. E poi il teatro (Brecht con i Cantieri Teatrali Koreja, i reading canori su versi della beat generation), il cinema come attore ("Cuore scatenato", il western siciliano di Gianluca Sodaro), come autore di colonne sonore ("Luna rossa" di Antonio Capuano"). Ora è tempo di "Wop", il suo primo album da solista, prodotto da Paolo Polcari e Roberto Vernetti.