Subscendencia è un lavoro che si occupa dell'equanimità dell'ora e del secondo. L’idea è quella di esplorare la possibilità di contenere grandi quantità di suono in piccoli spazi di tempo e viceversa, adoperando la materia sonora come elemento cosmologico e guardando all'ascolto nei termini di una dimensione speculativa. Così, il suono appare come un tempo malleabile che può essere granulato in millisecondi, in onde sinusoidali o in sillabe elementari.
Le ricerche di Miguel Isaza sull’ascolto molecolare si concentrano sulla possibilità di istituire relazioni tra ciò che è infinitamente grande e unità infinitesimali, come pre-condizione per analizzare microeventi e processi microsonori nei termini di una sorta di attività intermolecolare di materiali acustici. È quello che avviene per i microritmi racchiusi nell’unità di tempo, come strutture cellulari la cui intera vita può durare semplicemente pochi millisecondi.
Nel caso del suono, esplorare quello che avviene in questi ambienti impercettibili significa relazionarsi con i territori in cui i microsuoni sconfinano nel silenzio. Chi è immerso con il corpo nel suono sente la necessità di entrare in una modalità particolare di pensare al silenzio, che è lo strumento che ci permette non solo di isolare ed estrarre elementi del suono, ma anche di ascoltarli, di essere in grado di traslare le loro immagini nella nostra esperienza del mondo. In Subscendencia, Isaza si immerge nella pluralità e nella complessità dei livelli temporali del suono per esplorare i territori liminari del silenzio, dei suoni invisibili, all’intersezione con la quiete assoluta, al di fuori di qualsiasi contesto musicale o visuale, facendo propria la lezione che il silenzio stesso non rappresenta “l’assenza di suono, ma l’inizio dell’ascolto”, come ha scritto Salomé Voegelin.
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