Una produzione Fondazione Musica per Roma
“Ero stato un bambino considerato idiota. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. Quando cerco di insegnare qualcosa, è a lui che penso”, queste sono le parole di Massimo Recalcati, questo il racconto dell’incidente che può cambiare in peggio una vita, non solo scolastica, incontrando un pessimo maestro. O forse, chissà, fu una fortuna? Infatti a scorrere l’elenco dei maestri, dei professori, dei docenti, negli anni successivi la scuola poi gli presentò un altro volto. Soprattutto quello di Giulia, giovane insegnante d’italiano che nella Milano periferica d’inizio anni Settanta, all’Istituo Agrario, fa il suo ingresso in classe. L’effetto “professor Keating” (lo ricordate in L’attimo fuggente?) accadde con Giulia Terzaghi a Quarto Oggiaro e la letteratura, poeti e scrittori, diventarono cose vive, palpitanti emozioni e vivide conoscenze. Partendo da quel vissuto autobiografico uno dei più noti psicoanalisti italiani riflette su che cos’è il patto fra allievo e insegnante, su cosa passa fra questi due termini vitali. “Il bravo insegnante è colui che sa proteggere il vuoto, il non-tutto, l’inciampo come condizione per la ricerca”, lo sguardo attento di chi sta in cattedra verso la “vite storta” e cerca di capirne la traiettoria. A Libri come una conferenza di un’ora imperniata sull’ora di lezione, sul tratto d’amore che in essa dovrebbe sempre scorrere.