Una coproduzione Fondazione Musica per Roma e Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Prima Assoluta
Ambientato in una Sicilia remota, fuori dal tempo, luogo di pura immaginazione creato dalla fantasia di Buzzati, La famosa invasione degli orsi in Sicilia è un racconto sull’impossibilità della convivenza tra gli uomini e gli animali, i quali prenderanno saggiamente le distanze dagli uomini, a testimonianza del pessimismo di Buzzati sulla natura umana. Ma è anche una “tipica” creazione di Buzzati sul tema dell’inatteso e dell’imprevedibile. Una grande favola scritta a distanza di cinque anni dal Deserto dei Tartari ma che mantiene sempre vivo il grande tema del “fuggire del tempo” e dell’idea di “essere imprigionati dal tempo”. La messa in scena di una favola così esigente non poteva che essere realizzata dalla maestria di Marco Baliani e da una invasione di musicisti, i giovani e talentuosi artisti della JuniOrchestra. Una favola dal rassicurante anticonformismo per saggiare la vita assaggiandola e spiegarla a tutti, grandi e piccini.
“A invadere la grande sala Santa Cecilia saranno i centoventi giovani e giovanissimi musicisti della JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, saranno loro a raccontare in musica l’opera di Buzzati. Saranno all’inizio gli orsi innocenti e stupiti che, come nel racconto scendono nelle città corrotte degli uomini, con loro subito si scontrano e ne prendono il posto, governando in saggezza e lungimiranza fino a che pagheranno l’eccessiva vicinanza col potere, che è cosa troppo umana, e saranno costretti a tornarsene alle loro amate montagne, senza più musica, nel silenzio. Cinque giovani attori insieme a me stesso come narratore, si infileranno i panni pelosi dei protagonisti e, sempre guidati dalla musica di Marco Betta, agiranno in brevi sequenze da teatro di strada gli snodi narrativi che fanno correre la storia, dialogando con l’orchestra che non riesce a star ferma agli spartiti e deborda, si agita, diventa scenografia vivente, prolungando quell’altra scenografia fatta di prodigiose piccole macchine sceniche create da Carlo Sala”. Marco Baliani