Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice. Idee per la Cultura presenta
Benché le lingue presentino differenze evidenti a diversi livelli, i linguisti hanno tuttavia svelato una profonda unità tra esse. Attraverso la lente della linguistica, le differenze sembrano più che altro normali variazioni derivate da un piccolo insieme di principi generali. In questa conferenza, il prof. Baker fornirà un esempio di tale unità focalizzandosi sulla sintassi. In inglese e nelle lingue affini, il verbo è raggruppato con l'oggetto e con questo forma un'unità. Altre lingue invece sono organizzate in modo del tutto diverso: in alcune il soggetto si associa al verbo, in altre né il soggetto né l'oggetto si uniscono al verbo e così via. Tuttavia, il prof. Baker dimostra che è possibile trovare uniformità sorprendenti in tutte queste diverse lingue. La prof. Matthewson ci fornirà un ulteriore esempio dell'unità tra le lingue concentrandosi sul significato. A prima vista, le lingue sembrano variare considerevolmente in base al modo in cui viene codificata la fonte dell'evidenza – e se viene codificata. Ad esempio, in inglese si può dire 'piove a Parigi', indipendentemente dal fatto che la pioggia sia stata vista, sentita oppure qualcuno ce ne abbia parlato. Nella lingua st'át'imcets (parlata nel British Columbia canadese) si utilizza un elemento palese (o evidenziale) per segnalare una testimonianza non-visiva della pioggia, o una conoscenza de relato. Tuttavia, uno sguardo più da vicino a questi sistemi evidenziali rivela frammenti di significato che si ritrovano in numerose altre lingue mentre altri frammenti di significato, benché logicamente possibili, non sono invece mai codificati. Ciò suggerisce che le lingue utilizzano i fondamentali universali del significato che si combinano in modi diversi entro limiti strettamente definiti.