In uno spazio tutto mentale prendono suono i pensieri del racconto “La corda”. Metafora dell’uomo schiavo delle sue stesse paure e delle prigioni del mondo, il protagonista si ritrova improvvisamente legato ad una corda, in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo. Il ricordo, l’istinto, il terrore, la malinconia e il coraggio: questi i temi portanti del melologo. Il silenzio di un mimo-acrobata in scena, su di una corda, attraverso il movimento, fa vivere al presente il racconto del narratore. Il sogno e la realtà si presentano musicalmente come sovrapposizione di linguaggi apparentemente molto distanti tra loro; dai richiami sonori del passato alle sospensioni modali, dai ritmi di matrice popolare alle melodie spiegate del bel canto. Entro tali cornici non mancherà la composizione istantanea: l’improvvisazione. Musica, testo e danza a dirci che per i pensieri, le emozioni e la vita non esistono muri, diritti d’appartenenza, tempo e spazio misurabili. E che il cielo dell’universo è nero. E che le stelle le accendiamo noi.