Fondazione Musica per Roma presenta
“Ognuno insegue il suo piacere”: dai tempi di Virgilio non è poi cambiato molto. Il piacere è insito nell’essere umano. Ogni piacere è infatti sociale: riguarda l’uomo, e solo lui, poiché la natura a rigor di termini ignora il piacere conoscendo solamente la soddisfazione del bisogno. Così anche per il sommo piacere rappresentato dal cibo. Mangiare può essere soddisfazione di un bisogno. Ma anche sublime piacere. Perché, come scriveva Brillat-Savarin, gli animali si nutrono, l’uomo mangia, solo l’uomo di spirito sa mangiare. A partire da qui si dipanerà la rete che tesse la fisiologia del gusto: un complesso mondo di rapporti fra cibo, edonismo e impegno. Rapporti che proprio da alcuni fenomeni del ’68 iniziarono ad intersecarsi e svilupparsi, per giungere fino all’odierna cultura della lentezza, dello slow, nel cibo, nel lavorare, nel vivere. Perché cibo è politica, e al di là dei piacere sensoriali coincide con il valore dei saperi umani. Del resto aveva ragione Feuerbach: l’uomo è ciò che mangia.