“Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi o si uccidono … Non ho soldi, né risorse, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo”. Inizia così il romanzo autobiografico Tropico del Cancro di Henry Miller, un americano a Parigi, pubblicato in Francia nel 1934. Giudicato un’oscena pornografia, fece subito scalpore e per quasi trent’anni fu vietato fuori della Francia. Divenne un caso letterario mondiale: scandaloso Miller non lo era perché narratore osceno, ma perché si definiva un uomo felice mentre narrava lo sfacelo di una civiltà.