Fondazione Musica per Roma, Editori Laterza presentano
Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” spiegava come una donna che avesse avuto le stesse qualità di Shakespeare, per il solo fatto di non essere maschio, non avrebbe mai avuto la possibilità di svilupparle. E sosteneva che ancora ai suoi tempi «una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé per poter scrivere». Nel Medioevo, l’essere monaca era la condizione che più si avvicinava alle condizioni indicate dalla Woolf: altre persone lavoravano per il suo mantenimento e pur vivendo in uno spazio ristretto e condiviso la religiosa aveva però un tempo molto ampio, in gran parte per sé, per scrivere, dipingere, tessere, ricamare e immaginare la vita al di là del chiostro. Nel Medioevo scrittrici e artiste furono per la maggior parte monache. È stato il caso di Chiara d’Assisi, la cui solitudine fu abitata da molti affetti e da una fortissima tensione spirituale, e di altre che hanno lasciato un vivo ricordo di sé, perché fra le mura del chiostro trovarono non una prigione ma il luogo adatto, quanto a modi e a tempi, per moltiplicare i talenti ricevuti dalla natura, proprio come il servo fedele nella parabola del Vangelo.