Si può amare Emma Bovary? La sua propensione a sognare a occhi aperti, la sua vocazione al disastro affettivo? Forse no. E tuttavia Emma, nonostante le sue romanticherie, sa bene in che mondo vive. Vorrebbe un figlio maschio, perché “un uomo almeno è libero; può passare attraverso le passioni e i paesi, superare gli ostacoli, gustare le più remote felicità. Una donna è continuamente frustrata. Inerte e flessibile insieme, ha contro di sé le debolezze della carne come le schiavitù del codice”. Madame Bovary è una banale autoassoluzione, o una lucida diagnosi di cosa voglia dire essere donna secondo le regole della morale dominante?