Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Alta Formazione Artistica a Musicale
Una produzione del Conservatorio "Antonio Scontrino" di Trapani
Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico"
Arie notturne e letture per voci. Quartetto d’archi, Pianoforte, Percussioni e Suoni registrati.
Il libro dei morti di mafia conta, tra il 1890 e il 2000, 158 pagine. Su ciascun foglio una data, un luogo, una descrizione dei fatti e il nome di una vittima. O i nomi delle vittime. Quasi mai anche il nome di un colpevole. In questo memoriale “mai scritto” Roberto Alajmo ha inserito quarantadue segnalibro, quarantadue strisce di carta appuntite: sono le microstorie che compongono l’Almanacco delle morti presunte. Non ci sono date, però, né nomi di luogo o di persona nelle pagine, dette a voce bassa, di Alajmo: ogni morte di ogni morto di mafia viene registrata, infatti, attraverso gli ultimi istanti della vita che la precede, rendendo straordinariamente sottile la parete di tempo che separa uno stato dall’altro. Ed è proprio su questa parete che si disegnano i suoni di Marco Betta: suoni d’ombra, discreti e appartati, che cercano di osservare il testo, di coglierne il movimento, il ritmo e il respiro. Ma in cauda, nelle ultime stazioni di questo cunto, appare un’altra voce, una voce “di dentro”, quella, tragicamente “familiare”, di Nando Dalla Chiesa: e così le rovine del passato troveranno la forza, ancora, di parlare del presente.